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Non è mai troppo tardi,» disse il signor Pinmay, permettendo un lento movimento avvolgente del corpo, l'ultimo che quel corpo avrebbe mai eseguito. «La misericordia di Dio è infinita e sopporta in perpetuo. Egli ci concederà altre occasioni. Abbiamo errato in questa vita ma non potremo errare nella vita che verrà.»
Parve che il morente trovasse conforto, alla fine. «La vita che verrà,» ripeté in un soffio, ma più distintamente. «L'avevo dimenticata. Sei sicuro che viene?»
«Ne era sicura perfino la tua falsa religione d'un tempo.»
«E ci incontreremo in quella vita, tu e io?» domandò Vithobai, con una carezza tenera e tuttavia riverente.
«Senza fallo, se osserviamo i comandamenti di Dio.»
«Ci conosceremo di nuovo l'un l'altro?»
«Sì, con tutta la conoscenza spirituale.»
«E ci sarà l'amore?»
«Nel senso reale e veritiero, ci sarà.»
«Amore reale e veritiero! Ah, questo dev'essere gioioso.» La voce divenne più sonora, gli occhi ebbero una bellezza austera mentre egli abbracciava l'amico, che le vicende terrene avevano diviso da lui per tanto tempo. Presto Dio avrebbe prosciugato tutte le lacrime. «La vita che verrà!» urlò. «Vita, vita, vita eterna. In quella vita aspettami.» E trafisse il missionario nel cuore. (it) |