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Attribuita a molti autori greci antecedenti a Socrate, tale frase divenne uno dei fondamenti della filosofia socratica.
Stando a quanto narrano Platone nel Protagora, Marco Tullio Cicerone nel De oratore, Senofonte nei Detti memorabili di Socrate, Pausania e Plutarco, un giorno i sette savi si sarebbero riuniti a Delfi e avrebbero scritto a lettere d'oro questo motto nel tempio di Apollo. Tuttavia, stando a quanto riporta Giuseppe Fumagalli, sembrerebbe che il reale significato della frase fosse stato frainteso. Tale frase infatti faceva parte di due versi che indicavano le norme etiche da rispettare nel tempio di Apollo. Questo verso, in particolare, invitava semplicemente i visitatori a chiarirsi bene le idee sulla domanda da porre all'oracolo, prima di interrogarlo. Tuttavia già nel IV secolo a.C. i versi non erano più interpretati in tal modo.
Diogene Laerzio in Vite dei filosofi attribuisce la frase a Talete e afferma, tra l'altro, che «conoscere se stessi» sarebbe stata la risposta del filosofo a chi lo interrogava su cosa fosse realmente difficile. Antistene di Rodi nelle Successioni dei filosofi attribuisce il motto a Femonoe e afferma che successivamente se ne appropriò Chilone. Vedi anche qui. (it) |