Mention102635

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so:text A un cenno, dato dal capo degli operai, vien data l'aria, le ruote si muovono, l'aria sibila, e la sbarra perforante s'immerge da centottanta a duecento volte in un minuto nella viva pietra, con un impeto prodigioso. Ad ogni colpo, l'aria si stende, e dopo aver dato la sua forza viva si rispande all'intorno con un soffio vigoroso. L'apparecchio produce uno strepito assordante; e questo strepito, e la rapidità del moto, e la rabbia, direi quasi, dei colpi, tutto il complesso, insomma, dello strumento e dell'azione ha qualche cosa di terribile; dà una scossa ai nervi ed al sangue, come se in qualche modo si partecipasse noi pure a quell'immane sforzo; il vigore, l'impeto della macchina diventa per un istante nostro; una parte di noi pare che si muova, si divincoli e frema in mezzo ai robusti ordigni del meraviglioso apparato. Gli operai spiano nel volto dei circostanti l'espressione della meraviglia, e guardano la macchina con occhio altero, e vi si appoggiano su con un atto di famigliarità rispettosa, come sopra una bella e superba fiera domata; e forse, in quel momento, molti degli uomini illustri che li contemplano, si senton piccini accanto a loro. (it)
so:isPartOf https://it.wikiquote.org/wiki/Edmondo_De_Amicis
so:description Ricordi del 1870-71 (it)
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