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Brescia, 16 settembre, notte. Sono inebbriato d'aria e di luce. Discendo dal dirigibile Zodiac dopo un viaggio di due ore. Due ore, dice l'orologio. Ma io ho perduto ogni cognizione del tempo, e non ho coscienza della durata del mio volo meraviglioso. È stata una incommensurabile parentesi di sogno nella mia vita, un periodo d'estasi dal quale non so distaccarmi, e che ripercorro confusamente con la memoria come per non abbandonarlo, per prolungarlo, per goderlo ancora senza fine nella immaginazione. (it) |