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Per sopravvivere si era smussato. Gli zingari invece erano un groviglio di spigoli. Non era l'imperfezione nel corpo o nel cervello, un'incisione sul pisello, il cognome di una città, la barba o il modo di parlare che li distingueva. Nemmeno la religione, la musica o il cibo. Nessuno di loro era mai diventato ricco, non avevano fatto guerre contro nessuno, non pensavano alla bomba atomica e alla armi chimiche o batteriologiche, non reclamavano una terra, non avevano creato né galere né manicomi. Qualcuno sapeva rubare sul tram, lavorare gli piaceva poco come a tutti, ma loro lo nascondevano meno e non consideravano un dramma puzzare di sudore o restare per una settimana senza cambiarsi mutande e calzini. In un'Europa che aspirava a una perfezione fatta di purezza sintetica e occhi azzurri, gli zingari apparivano come una zecca sul cane di Barbie, la muffa nel cheeseburger, i tarli da Ikea. (it) |