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Evaristo Moronval, avvocato e letterato, era stato condotto a Parigi nel 1848 dalla Pointe-à-Pitre come segretario di un deputato della Guadalupa.
Allora era giovane di venticinque anni, pieno d'ambizione e d'appetito, non senza istruzione e intelligenza. Privo di beni, aveva accettato quell'officio di dipendenza per farsi spesare nel viaggio, e poter giungere a quella terribile Parigi la cui fiamma è tanto forte che la gente, a guisa di farfalla, vi è tratta fin dalle colonie. Messo appena il piede a terra, volse le spalle al suo deputato. Fece alcune conoscenze, e si slanciò subito nella politica parlante e gesticolante, sperando di riuscir bene come oltremare. Ma egli aveva fatto i suoi conti senza la sicumena parigina, e senza quel maledetto accento da creolo, che non aveva mai potuto smettere, malgrado ogni suo sforzo. Egli parlò la prima volta in pubblico in un processo di stampa, fece, contro tutti quei «miseabili conisti che disonoavano la letteatua», una violenta tirata, la quale destò le più grasse risa nel pubblico, ed allora il povero «Evaisto Moonval» si accorse della difficoltà che avrebbe incontrata a farsi un nome da avvocato. (it) |