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Al tempo della guerra mondiale | in una cella del carcere italiano di San Carlo | pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri, | un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo: | viva Lenin! | Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma | scritto in maiuscole enormi. | Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce | e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa. | Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri | ora c'è scritto nella cella, in bianco: | viva Lenin! | Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello | sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino, | quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta: | viva Lenin! | Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di coltello. | E quello raschiò una lettera dopo l'altra, per un'ora buona. | E quand'ebbe finito, c'era nella cella, ormai senza colore | ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile: | viva Lenin! | E ora levate il muro! Disse il soldato. (it) |