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E un altro se n'è andato. Il Dipartimento Centrale di Statistica della DDR in Hans-Beimler-Straße registra tutto, sa tutto. Quante paia di scarpe compriamo ogni anno , quanti libri leggiamo ogni anno e quanti studenti superano brillantemente ogni anno gli esami di maturità . Ma c'è una cifra che non viene aggiornata, forse perché anche ai burocrati fa impressione: quella del numero di suicidi. A chi telefonasse in Beimler-Straße per chiedere quante persone la disperazione ha indotto a togliersi la vita tra l'Elba e l'Oder, tra il Mar Baltico e la frontiera meridionale, l'oracolo delle statistiche non risponderebbe. Ma probabilmente passerebbe subito il nome dell'incauto che ha chiamato alla Stasi, il Servizio Segreto di Stato che tutela la sicurezza e la felicità dei cittadini della DDR. Nel 1977 il nostro paese ha smesso di conteggiare i suicidi. A che serve sapere quante persone giungono a perdere ogni barlume di speranza in un presente più accettabile, in un domani più accettabile e decidono di farla finita, di darsi la morte, di commettere suicidio? Questa è la formula ufficiale: "commettere suicidio". Quando nove anni fa abbiamo smesso di aggiornare il conteggio in Europa, c'era un solo paese che avesse più suicidi della DDR: l'Ungheria. Subito dopo venivamo noi, seguiti da vicino dalla culla del socialismo reale, l'Unione Sovietica. (it) |