Mention124822

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so:text Il secondo giorno dopo le calende di aprile siamo partiti dal porto di Genova, alle prime luci dell'alba. C'era un bel sole, anche se a ponente se ne stavano acquattate delle nuvole gonfie e grigie. Era la prima volta che lasciavo la mia città. Sembrava schiacciarsi su se stessa e contro i monti, diventava una striscia color avorio e argilla man mano che la nave si allontanava da terra: non distinguevo più il colonnato della mia vecchia biblioteca, la facciata della basilica, le arcate del circo, niente dei cunicoli intorno al porto, delle botteghe che si affacciano su di esso, del mercato coperto a tre piani. Soltanto il profilo delle insulae più alte, ma da noi non erano né numerose né alte come a Roma, semplici dentellature in quella striscia avorio-argilla che era ormai la mia città. Mi dispiaceva vedermela lì davanti schiacciarsi e rimpicciolirsi sempre di più, Genova, la città dove ero nato e dove avevo passato sino a quel momento tutta la mia vita, e che mi era sempre sembrata importante e in fondo non proprio brutta. Ma ora lì dal mare, che quasi spariva... Non facciamola lunga, non è che mi sia messo a piangere o a sospirare: soltanto un po' di nodo alla gola, un'ansia indefinibile, che è subito passata. (it)
so:isPartOf https://it.wikiquote.org/wiki/Giuseppe_Conte_(scrittore)
so:description Citazioni di Giuseppe Conte (it)
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Triples where Mention124822 is the object (without rdf:type)

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