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La tesi, naturalmente, era che il processo dovesse traslocare a Roma, infatti i giudici decisero che restasse a Palermo. Non appena partì, Fiandaca scrisse in fretta e furia un "saggio" con lo storico Salvatore Lupo in cui si rimangiava anni di negazionismo: dopo aver sempre definito la trattativa "cosiddetta" e "presunta", ammise che "la trattativa c'è stata", ma la assolse in quanto "insindacabile penalmente" e "giuridicamente legittima", ispirata dallo "stato di necessità" e "a fin di bene". Quel bene che costò la vita a 16 persone e la salute a una quarantina nelle stragi di via D'Amelio, via dei Georgofili e via Palestro. Effetti collaterali. E soprattutto nessun reato e nessun colpevole. (it) |