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In maniera paradossale, si potrebbe affermare che appunto perché Dostoevskij nelle Memorie ha il coraggio di parlare di se stesso, proprio per questo, egli attinge a una zona profonda nella quale così se stesso come gli altri non esistono più, annullati da qualche cosa di non individuale e non sociale, ossia da ciò che Dostoevskij chiama il «sottosuolo». L'importanza diciamo così storica delle Memorie dal sottosuolo sta tutta qui. Per la prima volta, riprendendo la metafora del titolo del racconto, Dostoevskij prende una lampada e discende dall'appartamento al primo piano, in cui è sinora vissuto, giù nel sottosuolo della casa. Dostoevskij, per dirla con un famoso verso di Baudelaire, scende nel sottosuolo per «au fond de l'inconnu chercher du nouveau», Dostoevskij troverà nel sottosuolo, cioè nell'«inconnu», il nuovo, cioè «le nouveau» in tale quantità che non ne uscirà più. Tutti i libri dopo le Memorie dal sottosuolo sono stati scritti da quelle latebre tenebrose. E Dostoevskij è morto alla fine nel sottosuolo, senza mai più risalire alle stanze superiori. (it) |