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Un altro fenomeno interessante e che, nella narrazione del Marbot, si tocca con mano, è quello del fascino irresistibile che Napoleone esercitava sui suoi soldati. Egli li trascinava d'impresa in impresa, di guerra in guerra, di battaglia in battaglia, esigeva continui, spaventosi sacrifici, sforzi immani, fatiche. Il freddo, il sole, la fame, gli stenti non erano mai per lui ostacoli insuperabili; egli era immensamente prodigo della vita umana; ognuno dei suoi soldati poteva credersi un condannato a morte, eppure la devozione del soldato per Napoleone non aveva confine. L'imperatore era per l'esercito un dio. Bastava ch'egli si mostrasse, ed ecco un soffio d'eroismo sollevava tutti i cuori, e tutti, dal fantaccino al maresciallo, correvano alla morte col grido di – Viva l'imperatore! – (it) |