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Sono stato quasi sul punto di capire − dice. Capire che cosa? Che noi danziamo da chissà quanto tempo come in sogno l'uno nelle braccia dell'altro, tenendoci appena per le dita, sfiorandoci i capelli, senza riuscire mai a prenderci, a possederci nella danza, perché è solo la danza che ci possiede. Ecco − vedi − io vorrei comprendere l'invisibile equilibrio di quella danza, tenerla mentre se ne fugge via. Perché la danza non è un'immagine solo ciò che la fa nascere, ciò che si nasconde e si offre e si ritrae e ti tenta e ti lascia vuoto e povero. È ciò che tiene sospesa questa parola, la parola che può sciogliere e legare, con la sua creazione annientante che splende come un naufragio. (it) |