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con R.L.S. entra nella prosa narrativa inglese, assumendovi un esotico fascino, la lezione di stile dei naturalisti francesi, la scelta della parola esatta, insostituibile, il senso del colore, del suono, della sfumatura essenziale, del particolare esattamente osservato — e insieme l'avversione a ogni intemperanza romantica o sentimentale, il gusto di una sobrietà e d'un controllo di sé quasi stoici. Ma egli fu anche un narratore di favole, cui è ormai aliena ogni cronachistica e pettegola compiacenza nell'«oggettività» borghese, uno che riserva l'esattezza e la verità della frase, della sensazione, del gesto, a rendere palpabili e familiari le nostalgie, le baldanze, le fedeltà e gli eroismi dell'eterna avventura del ragazzo che entra nel mondo. Questo dissociare lo stile «veristico» del suo tempo dal programma di pseudo-scientifica inchiesta sociale che gli era congenito, nonché dal gusto decadente della sensazione scopo a se stessa, e applicarlo invece a raccontare, raccontare a rompicollo, fu un gesto inconsciamente rivoluzionario e ricco d'avvenire. (it) |