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L’allora superiore generale dei gesuiti Peter Hans Kolvenbach mi aveva già “minacciato” di dover assumere la direzione. Naturalmente mi sentivo del tutto inadeguato e non conoscevo affatto la complessa macchina della rivista ultrasecolare. Ma ho dovuto constatare subito di non essere solo: si lavora in équipe e ho trovato una tradizione vivace e consolidata. Prima di me padre Roberto Tucci aveva fatto della rivista un organo di diffusione del messaggio e dell’“aggiornamento” della Chiesa del Concilio Vaticano II. Il suo successore Bartolomeo Sorge ne aveva saputo diffondere l’immagine di rivista moderna e coraggiosa nella scia del post-Concilio. Io, anche per temperamento, penso di aver aiutato a consolidare la tradizione. (it) |