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Ora ne vediamo | i reami freschi, fragranti e silenziosi | usurpati dai ciclopi; – udiamo, in accenti mischiati | urlare la loro barca affollata, stridere le loro macchine pesanti | attraverso le tue valli modeste; mentre rossi gl'innumerevoli fuochi | con fiamme ambrate sono schizzati sui tuoi colli | oscurando il sole estivo con colonne vaste | di spesso e sulfureo fumo che si spargono come sudari | sul manto silvestre delle tue rocce, avvelenando i tuoi venti, | macchiando le tue acque cristalline. Le forge suonanti, il rintocco dei martelli, | il roco rumore delle gole ruvide hanno spaventato | il gentil corteo delle driadi e delle bionde naiadi; | il canto un tempo alto e insieme dolce | del coro silvestre è ridotto al silenzio; | la magia del poeta è infranta. (it) |