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La sanzione a quella legge tolse ogni speranza a coloro i quali avevano accolta nell'animo la fallace lusinga che all'ultimo momento tutto sarebbe andato a monte; fu grande scoppio di sdegni, di proteste, di ire. Si protestò da Roma, protestò l'episcopato subalpino; due fra i vescovi del regno, quelli delle diocesi di Torino e di Cagliari, fecero atti, che a nome ed in conformità delle leggi vennero puniti; un ministro della corona, il cavalier Pietro di Santarosa, venuto in fin di vita richiese i conforti della religione, che sinceramente professava ed alla quale era sinceramente persuaso di non aver recato offesa partecipando come ministro e come deputato all'approvazione della legge proposta dal suo collega Siccardi, e quei conforti gli vennero inesorabilmente negati. (it) |