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In gioventù verseggiò, come tutti allora facevano. Scrisse nientemeno che duemila sonetti amorosi, ma non sul fare del Marini, dell'Achillini e del Preti bensì secondo il dolce, e maestoso poetare del Petrarca, del Casa, del Guidiccioni, e di Angelo di Costanzo. Compose anche due tragedie Il Martirio di S. Tecla, e Il Martirio di S. Caterina; una favola boschereccia, ed alcune commedie in buon idioma toscano, e piene di sale plautino. Ma tutto andò perduto in occasione d'un suo viaggio da a Napoli, allo scopo di stamparvi le dette sue opere letterarie, e mentre traversava a cavallo la montagna detta Croci. I ladri di tutti i suoi manoscritti, e d'ogni altro aver suo spogliarono il giovine ansioso di gloria, e questi a più severi studî si converse, spezzando la cetra. (it) |