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Ora non avevo più rimorsi nel 'deportare' un attrezzo, perché gli oggetti non avevano più la vitalità mantenuta ancora negli anni '43-'47 circa: allora, pur respinti e bruciati, erano ancora oggetti vivi, polemici; rappresentavano una battaglia, una lotta, una presa di coscienza. Ora invece gli oggetti stavano nell'inerzia più assoluta, nell'abbandono... Sentivo, avvertivo di salvare qualcosa, di salvare parte delle nostre reliquie, della nostra vita; parte del patrimonio della nostra civiltà... Via via la casa di Cantù si empiva a ogni nostro arrivo, dopo Natale e d'autunno, di nuovi oggetti di cui conoscevamo tutto... Erano oggetti che facevano parte della storia della nostra stessa vita: mia e di mia moglie. Ma ora la permanenza in Lombardia mi sembrava una diserzione, ora che mi era possibile fare ritorno. (it) |