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L'Africa ha davanti a sé due strade. La prima è quella dell'unificazione graduale. Ci sentiamo continuamente raccomandare di avvicinarci all'unità in modo graduale, un passo dopo l'altro. Chi esprime questo auspicio considera l'Africa come un essere statico, che si porta addosso una serie di problemi congelati, da eliminare uno dopo l'altro; dopo di che, fatta piazza pulita, ci si riunisce insieme e si dice: 'adesso che tutto è a posto, possiamo unirci'. È una visione che non tiene conto né delle pressioni esterne, né del fatto che ogni rinvio serve solo ad aumentare le nostre difficoltà, a dividerci e a spingerci tutti insieme nelle reti del neocolonialismo. In sostanza, che cosa vogliamo per l'Africa? Una Carta modellata sull'esempio dell'ONU? Un'organizzazione tipo l'ONU, in cui si creino dei gruppi che esercitino pressioni conformi ai loro personali interessi? Vogliamo trasformare l'Africa in una duttile organizzazione di Stati sul modello degli Stati americani, in cui il più debole diventi vittima del vicino politicamente ed economicamente più forte e tutti insieme dipendano dalla buona grazia di una, o più, potenze straniere? (it) |