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Ma perché siamo tutti ancora vivi se siamo già condannati? Se ora mi ammalassi, neanche il diavolo si occuperebbe di me ». Una sorda paura s'impossessò di me: «Non voglio morire, non voglio morire!» smarrito mi tenevo la testa tra le mani. «Non ci sono esseri superiori» disse dentro di me lo sconforto. «Due gambe, dei canali ossei sostengono tutto il mio mondo, un mondo di dolori e di errori! La cosa più spaventosa è il corpo». La paura della morte mi sconvolgeva: «Che cosa dovrà ancora sopportare il mio corpo, in che raffinati strumenti di tortura si trasformeranno i suoi mille organi? Ah, se potessi smettere di pensare! Ma il pensiero funziona da sé. Non esistono certezze alle quali non si contrappongano delle incertezze. Il groviglio è senza fine... io sono dannato! Nel mio ventre trascino schifo e sozzura, e se mai dovessi arrivare a una grande passione, ecco che subito dopo viene la vigliaccheria. So soltanto una cosa: per quanto mi divincoli, devo lasciare che l'inevitabile, la morte, si avvicini sempre più, di minuto in minuto. Non ho nemmeno la forza di suicidarmi: sono condannato a una perpetua infelicità». Sospirai. (it) |