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Io so che la bontà vostra, signore, non fa punto di torto a la benignità di le stelle che vi infusero nel reale de l'animo il cortese di quelle grazie con le quali tuttodì vi insegnorite de gli altrui cori e de l'altrui menti. Ma se inverso di me che sono di sì poco merito usate ogni termine di liberalità e di mansuetudine, di che sorte devono essere gli ufici che la nobiltà de la vostra natura fa in pro di quegli che per cagione de le loro virtù sono degni d'ogni onore? È vero che mi son dato a scrivere le cose di Cristo, ma la grazia in far ciò è tutta sua; ch'io per me ho talmente inebriato lo spirito nel liquore che distilla il sugo di sì dolce lezione, che più tosto ne vorrei essere lo inventore che risplendere ne gli ori. (it) |