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Fu sufficiente quella sera per passare dall’altro lato e diventare sostenitore della scrittura deliberata. Sarebbe a dire: “Bene, voglio scrivere su questo argomento e voglio risolvere questo preciso problema di scrittura”. Ossia: ordinare la mia scrittura in tal modo che tutto fosse volto verso uno stesso lato e facilitasse la scrittura; e che arrivasse al lettore, lo divertisse, lo portasse un po’ fuori pista e che gli proponesse alcune idee per il futuro, ma per il futuro del libro; e che egli potesse pensare che il libro sarebbe arrivato a questo, a quell’altro e all’altro ancora, e che poi arrivasse a una di queste idee che forse lui non avrebbe scelto, che lo sorprendesse un po’ ma che potesse dire: “Mi aspettavo una cosa del genere, ma potevo averne previsto un’altra”. Infatti ho sempre creduto che il tutto deve avere un po’ di sorpresa, per non scoraggiare il lettore, che ha voglia di chiudere il libro ed andarsene. Ma la sorpresa non può essere totale, poiché una sorpresa totale quasi non si avverte, o si avverte come un’arbitrarietà, e ciò non è una bella cosa per un libro. È bene che la sorpresa si avverta come una cosa che il lettore abbia potuto prevedere, ma che non ha previsto. (it) |