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Aprii il libro a caso e mi imbattei nel racconto di Alessandro il Macedone. L'imperatore, dice il racconto, ricevette in dono dei meravigliosi vasi di cristallo. Il dono gli piacque molto e tuttavia egli li ruppe tutti. "Perché? Non sono forse belli?" gli domandarono. "Proprio per questo" rispose lui. "Sono così belli che mi dispiacerebbe moltissimo perderli. Con il tempo si romperebbero uno dopo l'altro ed io ne soffrirei più di ora". Il racconto è ingenuo, ma mi lasciò sgomento. Il suo senso è amaro: l'uomo deve rinunciare a tutto ciò a cui potrebbe affezionarsi, perché la perdita e la delusione sono inevitabili. Dobbiamo rinunciare all'amore, per non perderlo. Dobbiamo distruggere il nostro amore, perché non lo distruggano altri. Dobbiamo rinunciare ad ogni legame, per evitare il possibile rimpianto. Pensiero tremendamente disperato. Non possiamo distruggere tutto quello che amiamo; rimarrà sempre la possibilità che ce lo distruggano altri. Perché i libri sono considerati saggi se sono amari? (it) |