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Una volta partiti i motori delle telecamere, nello studio attrezzato dalla Rai in un locale della collina di Superga un giorno di un freddissimo maggio torinese Rosalia entrò nella parte per il suo psicodramma. A Rosalia importava poco, per la verità, l'aspetto scientifico del lavoro al quale era stata chiamata da Rosati, anzi da "Ottavio" come, con affettuosità napoletanamente azzeccosa sin dai primi contatti chiama abitualmente il regista-psicologo. Si è solennemente impegnata ad essere sincera, ha finanche giurato in tal senso "sulle anime benedette di papà e di mamma"', sottolineando che "i Maggio sono gente d'onore", portando simultaneamente una mano sul petto. Come in un finale di sceneggiata. (it) |