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Egli è passato alla storia come un uomo tollerante, illuminato, scettico, convinto che in ogni fede religiosa vi fosse «del buono», aperto alle discussioni filosofiche e teologiche con bramini induisti, guru sikh, mullah musulmani, gesuiti, fachiri, asceti di ogni corrente spirituale. La violenta crisi che scuote «oggi» l'India ci dice, meglio di ogni dissertazione specialistica, quanto geniale fosse l'intuizione dell'imperatore: che proprio nelle rivalità religiose si annidasse il più pericoloso ostacolo alla «governabilità» dell'India, alla sua unificazione nazionale, al suo sviluppo, alla sua reale indipendenza. (it) |