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Con Palmiro Togliatti, che era ministro di Grazia e Giustizia. Era il novembre 1946. Io lavoravo per l'Espresso, giornale collegato al Tempo di Roma. Andai da Togliatti al ministero, in una villa splendida. Lui aveva un ufficio sfarzoso, tappeti, arazzi, mobili antichi e mi parlava della Russia come modello a cui ispirarci. Si augurava che i lavoratori italiani fossero liberi come quelli dell'Unione sovietica! Io scrissi l'intervista facendo un controcanto: ad ogni risposta esaltante il mondo comunista, raccontavo dello sfarzo in cui viveva il ministro Togliatti. Divani di raso, quadri. Insomma l'ho preso in giro. Dopo la pubblicazione dell'articolo sull'Espresso, Togliatti mandò una lettera durissima al direttore Angiolillo, dicendo che finché io avrei lavorato in quel giornale, lui non avrebbe voluto avere più rapporti con quella testata. Angiolillo rispose prontamente: "Eccellenza, ho provveduto a rimuovere Salvalaggio". Non specificò che mi passò dall'Espresso al Tempo, che era testata ben più importante. Devo un avanzamento di carriera a Togliatti. (it) |