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I Greci erano molto meno ingenui di noi, e sapevano come fosse tragica la «gioia» nel mondo luminoso di Apollo. Perché la cetra, che dà gioia, è lo stesso strumento dell'arco, che dà la morte. Come Apollo saettava da lontano le frecce del suo arco, le Muse «saettavano da lontano» i dardi della loro lira. Il poeta era un arciere: la sua canzone una freccia, che non sbagliava mai la meta; e la corda dell'arco vibrava come le corde della cetra. Le notizie essenziali sulla poesia apollinea sono tutte contenute in questa metafora. Il poeta possedeva la distanza contemplativa del dio che, con un gesto, aveva arrestato sul frontone di Olimpia la lotta dei Centauri e dei Lapiti; e la precisione e l'esattezza, l'arte di cogliere nel segno e di conoscere il vero ordine delle cose. Ma portava in sé un dono più terribile: la morte. (it) |