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Accadde che le violenze in Cossovo continuassero e che la popolazione serba cominciasse a reagire lamentando di non essere protetta, la situazione si era fatta molto tesa e su richiesta del presidente Stambolić, Sloba andò a Pristina per cercare di calmare gli animi. Io ero rimasta a Belgrado e ricordo che quella sera seguii gli avvenimenti in televisione. Dinanzi al video rimasi come tutti strabiliata, pensavo di conoscere bene mio marito eppure mai mi sarei aspettata una reazione del genere, a volte certi passaggi della storia paiono preparati ad arte e invece si verificano d’improvviso anche se poi si comprende che a provocarli era stato il cammino delle cose, una concentrazione di eventi che si preparava da tempo. Sloba andò a Pristina e nella Casa della cultura incontrò Azem Vlasi, leader degli albanesi mentre fuori si era raggruppato un gran numero di serbi, in maggioranza contadini. La polizia era intervenuta con i bastoni, furono lanciate pietre, alcune vetrate del palazzo si infransero, la folla cominciò a gridare «assassini» ai poliziotti, Slobodan interruppe il colloquio e volle andare sul portone per capire cosa stesse succedendo, il caso volle che una telecamera della televisione serba cominciasse a seguirlo passo per passo, e dunque la sequenza si caricava di tensione. Una volta giunto sul portone mio marito tentò un approccio politico, cominciò a dire «calmatevi, il partito risolverà i vostri problemi» ma dalla folla partirono altre grida, i contadini dicevano «ci stanno massacrando...». Bene, ricordo come tutti in Serbia quella sequenza in tv, mio marito era inquadrato molto da vicino, era come se quelle grida stessero provocando in lui una trasmutazione, lo sguardo gli si accese, caricandosi di sdegno cambiò anche postura e poi, in un tono di voce fattosi improvvisamente più alto proruppe: «Nessuno vi maltratterà, mai più! (it) |