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L'ayatollah, diversamente dallo Scià che infiorettava i suoi discorsi di termini stranieri e tecnici sconosciuti alla maggior parte degli iraniani, usava un linguaggio semplice, accessibile alle masse analfabete. Il suo accento contadino, enfatizzato per l'occasione, gli conferiva ulteriore autenticità come leader "del misero, dell'oppresso". Non era il linguaggio complesso, fiorito, e finemente modulato che l'alta società aveva perfezionato per dissimulare i propri veri sentimenti. L'ayatollah andava subito al punto. (it) |