Mention216600

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so:text Gli intellettuali e i letterati barocchi, sfiorati dalle minacciose folle dei pezzenti e dei montanari senza pane, dalle scomposte e ululanti processioni della fame, si difenderanno – secondo la loro tradizionale inclinazione – sparando ciniche, velenose bordate sopra la marea dei pitocchi, i «formiconi scioperati». È questo il caso di Baldassarre Bonifacio che nel 1629 vive a Treviso una agitata crisi pauperistica, trasferita di lì a poco nei sonetti impietosi e sulfurei de Il paltoniere. L'angoscia dei pochi di fronte al fluttuare impazzito, per le strade, degli innumerevoli divoratori di rifiuti, gli uomini-bruchi, gli uomini-insetto; l'ansia nei gruppi di potere nei confronti dei grandi, minacciosi numeri, della proliferazione incontrollata dei miserabili, dello spettro d'una società negativa che, renitente all'integrazione, agita la illusoria bandiera d'una società oppositiva, innervano nei sonetti del Bonifacio l'immagine ossessiva della marea montante, dell'acqua che sale irresistibilmente per provocare l'asfissia finale. (it)
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so:description Il paese della fame (it)
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