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Non ci riesco. Non riesco a chiamarlo Muhammad Ali. Per me è e rimarrà per sempre Cassius Clay. Quello che mi ha fatto capire la bellezza di un gesto che non sarebbe proprio stato tra i miei preferiti. Ma la boxe è un'altra cosa. Lui non faceva a cazzotti. Lui esprimeva il massimo dello splendore, della poesia, della nobiltà. Sua Maestà Cassius Clay era un gioiello. Era il paradigma sovvertito della boxe. Prima di lui nessuno l'aveva interpretata in quel modo. E nessuno si aspettava che fosse proprio un peso massimo a mettere in scena l'esagerazione della leggerezza, della velocità, della danza, della mobilità. Ti ho amato molto, Cassius. E ti amo ancora. (it) |