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Bisognerebbe avere il coraggio di riconoscere gli spettacoli che non ti appartengono più. Li vedi perché non profumano d'arte, sono mollemeccanismiebulloni che girano indipendenti e decontestualizzati da qualsiasicosaqualunque e mentre li accendi in scena senti solo il tic-tac e gli attori sono pistoni. Uccidere uno spettacolo, decretarne la fine e impachettarlo per spedirlo nel cimitero degli elefanti è un atto duro, coraggioso ma dovuto: a sé stessi, al proprio pubblico, alla sincerità artistica. Ho visto miei spettacoli uscire a fatica a martellate sulle pareti dell'uovo, li ho visti sorridere compiaciuti davanti agli applausi e poi li ho ritrovati stopposi e senza più autoironia. Gli attori, ogni attore, non riescono a motivarsi, hanno troppa paura del vuoto per volare a lungo. Eppure sono la sorpresa e la meraviglia i semi migliori per costruirlo, e la consapevolezza che proprio per questo sono tele effimere è crescita: ogni mio spettacolo è la riemersione di un momento ma il suo habitat naturale è sott'acqua. (it) |