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Quando il padre morì, Antonio fece a se stesso due giuramenti: avrebbe continuato a mandare avanti l'azienda. E avrebbe ricordato il padre con una gigantesca croce da piantare sul letto del torrente Tusa, vicino al mare. Il luogo era stato scelto seguendo le chiamate, che venivano da imprecisati recessi del subconscio o da entità soprannaturali – per Antonio si trattava di futili distinzioni – e che erano insinuanti come promesse di piacere e imperiose come ordini: «Fai quello o fai questo». Non si poteva sfuggire alle chiamate o dire di no: sarebbe stato come negare se stessi e il compito al quale Presti si sentiva prescelto. Poi Pietro Consagra, lo scultore siciliano al quale venne affidato il progetto, si rifiutò di eseguire un'opera tradizionale come una croce e propose una delle sue sculture diciamo astratte per semplificare, monumentale e nello stesso tempo leggera, forata, a volute, alta diciotto metri. (it) |