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È risaputo che Napoleone III era un idealista, convinto che le forze morali muovono il mondo purché siavi chi sappia sfruttarle con senso pratico e con energia. Di queste doti l'uomo che seppe fare il 2 dicembre, la guerra di Crimea e la guerra d'Italia non era certo privo, almeno finché fu in buona salute. Ora a questo autoritario democratico, salito al trono, il principio di nazionalità appariva come la formula magica, l'idea capace di rimaneggiare tutta l'Europa. Voleva attuarla in Italia sin dove gli fosse possibile, non toccando cioè Roma per la quale aveva dovuto assumere impegni opposti. Non era solo il punto d'onore che rendeva Napoleone III smanioso di procurare all'Italia il Veneto. Egli era intimamente convinto che il nuovo regno, raggiunte le sue legittime frontiere, avrebbe preso il suo posto fra le potenze occidentali e sarebbe stato un prezioso elemento nelle mani della Francia per assicurare quell'equilibrio europeo, il cui asse passava per Parigi. (it) |