Mention239400

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so:text Cinque anni di servizio militare nell'esercito inglese, nella guerra contro Hitler, inaugurarono la seconda fase della mia vita teoretica. Privo di libri e strumenti di ricerca fui costretto a interrompere il lavoro sulla gnosi. Ma qualcosa di più sostanziale e fondamentale era in gioco. La situazione catastrofica, la rovina incombente di un mondo, la crisi progressiva della civiltà, la prossimità della morte, la scarna essenzialità cui la vita era stata ridotta – tutti questi elementi costituivano un argomento sufficiente per ripensare i fondamenti del nostro essere e per riconsiderare i principi che orientano le nostre riflessioni su di essi. Così, costretto a contare sulle mie sole risorse, non potei far altro che tornare al compito fondamentale del filosofo, e alla sua occupazione naturale – pensare. E se, quando si vive in tende e baracche, spostandosi o mantenendo una posizione, pulendo le armi o sparando, l'estrema semplicità e rozzezza e la desolazione disciplinata della vita del soldato in una lunga guerra non possono favorire affatto l'attività speculativa, nemmeno la impediscono, e stimolano anzi molto a pensare – e a pensare in modo logico – quando vi sia la volontà di farlo. (it)
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