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E quasi sempre va riconosciuto, con Nietzsche, che dovunque sorge la preoccupazione per una "morale", la vi è già una decadenza - il mos delle vichiane "età eroiche" mai ha avuto a che fare con limitazioni moralistiche. Specie la tradizione estremo-orientale ha messo bene in rilievo l'idea, che la morale e la legge in genere sorgono laddove la "virtù" e la "Via" non sono più conosciute: "Perduta la via, resta la virtù; perduta la virtù resta l'etica; perduta l'etica resta il diritto; perduto il diritto resta il costume. Il costume è solo l'esteriorità dell'etica e segna il principio della decadenza." Quanto poi alle leggi tradizionali, esse, nel loro carattere sacro e nella loro finalità trascendente, come avevano una validità non-umana, così in nessun modo si potevano riportare al piano di una morale nel senso corrente. Nè l'antagonismo dei popoli, lo stato di guerra è da per sè causa della rovina di una civiltà: l'idea del pericolo, come quella della conquista, può invece rinsaldare anche materialmente le maglie di una struttura unitaria, rinfocolare una unità di spirito nelle manifestazioni esterne - mentre la pace ed il benessere possono condurre ad uno stato di tensione ridotta, il quale facilità l'azione delle cause più profonde di un possibile disfacimento. (it) |