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Dalla Toscana alla Calabria il paesaggio italiano ignora questi mezzi toni. Ignora non solo la spessa e indipendente nebbia nordica, ma anche quella lieve veletta che la natura stende sul paesaggio francese. In Italia è tutto netto, anti-impressionista. Ma questa pericolosa particolarità di ficcarti tutto sotto il naso, questa nitidezza di immagine viene annullata dallo stupendo mosaico del paesaggio, composto di triangoli, di quadrati, di rombi, di rettangoli, ognuno dei quali è riempito da una cosa diversa. Il triangolo degli olivi si attacca al quadratino del grano, il rombo delle vigne al trapezio punteggiato di pecorelle. La serpentina bruna della strada, che si snoda lungo il pendio, è interrotta qua e là da buoi e asinelli che alle curve, dove la pendenza è più forte, si fermano, restando immobili per un attimo. Tutto è esattamente come nei quadri di scuola umbra, toscana o senese. Anche i contadini sono gli stessi, e così pure i loro movimenti, i loro gesti, i colori delle vesti da lavoro, i cappelli di paglia. Da questo punto di vista Benozzo Gozzoli o Piero della Francesca erano molto più realistici dei pur ottimi Zucchi o Zigaina odierni, i quali introducono nel paesaggio delle velature di nebbia e dei colori spenti propri di tutt'altre latitudini geografiche. (it) |