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Un uomo lucido, la galera l'aveva disintossicato dalle droghe, sapeva piacere, crearsi amicizie tra le guardie, così da procurarsi poi il veleno con cui sfuggì al boia. Lo si ammirava per la personalità in aula. Hess era un malato, un matto, ma aveva una curiosa forza interiore, che poi lo sorresse in 40 anni di carcere. Furono i russi, che lo credevano autore di un piano per allearsi con l'Inghilterra contro di loro, a dire di no, fino all'ultimo, alla sua libertà. Julius Streicher era repellente, lo sguardo fisso sulle gambe delle stenografe, ma il suo reato, la rabbiosa propaganda antisemita sui giornali, era più da ergastolo che da boia. Invece i giudici lo schiacciarono come un verme. Rebecca West, che seguiva il processo da reporter, lo definì "quel tipo di vecchio sporco che ti infastidisce ai giardinetti pubblici". La sala stampa riuniva Walter Cronkite, che interruppe la mia imbattibilità a ping pong, Ilya Ehrenburg e William Shirer, futuro storico del Reich che si lagnava del cibo cattivo nei suoi servizi. (it) |