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Non è un Apollo, Villon, siamo d'accordo. Più magro «d'una chimera», più nero «d'uno scovone da forno», i denti più lunghi di quelli d'un rastrello, raso il capo, la barba, i cigli; malato, avariato, vecchio a trent'anni. Non lo dico io, lo dice lui, a chi vuol sentire ed a chi non vuol sentire, con quella sua lingua che taglia e che cuce. Una figura «tra l'orso e il porco», col peggio dell'uno e dell'altro. Pure raggia dai suoi occhi – questo non lo dice, ma possiamo bene figurarcelo senza tema d'errare – un divini aliquid, come raggio di sole tra piovaschi. (it) |