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Il mio Pakistan sta ancora una volta attraversando una crisi che non minaccia soltanto la mia patria, ma che potrebbe avere ripercussioni sul mondo intero. Le sue radici risalgono a quasi mezzo secolo fa quando i militari presero il potere per la prima volta nel 1958. Da allora si sono succedute quattro dittature militari, salvo un breve periodo di governo civile e il paese è molto cambiato da quando, nel 1996, ho lasciato il potere. Oggi dalle regioni un tempo controllate dal mio governo, forze che appoggiano i Taliban collegate ad Al Qaeda sferrano attacchi contro le truppe Nato spingendosi al di là del confine afgano. Alle forze politiche moderate è vietata la libertà di associazione, di movimento, di parola e, perciò, moschee e madrasse sono diventate l'unico luogo in cui sia consentita l'espressione politica. I partiti religiosi sono saliti al potere: adesso amministrano le due aree più critiche del Pakistan al confine con l'Afghanistan. Abbiamo visto gruppi estremisti affermarsi e i regimi degli Anni '80 utilizzare la cosiddetta carta islamica per promuovere la dittatura militare demonizzando i partiti. Anche l'attuale establishment militare ventila la minaccia islamica per esercitare pressioni sulla comunità internazionale perché l'appoggi ancora una volta. Ma, per quanto riguarda noi, Partito popolare pachistano , la scelta in Pakistan non è tra dittatura militare e partiti religiosi, la scelta è tra dittatura e democrazia. (it) |