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proprio lo scarto delle linee, l'efflorescenza multipla e caotica, la fascia di ramificazioni aparallele tipiche del rizoma diventano, in Jünger, la machina magica, l'organo stereoscopico con cui egli interpreta la totalità del reale, calandosi in quella profondità del tempo dove si spengono le ultime grida umane. È a questa modalità del doppio sguardo che è data la possibilità non già di trascendere il divenire, bensì di scinderlo nelle sue «potenze» e quindi di ricomporlo ad un grado qualitativamente superiore di intensità significante. (it) |