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Ecco, di Gaber mi ha lasciato un segno tutto questo coraggio. Quel suo essere artista senza ripetersi mai, rimettendosi anzi in gioco. Gaber invece cambiava, e cambiando cresceva, si raffinava. Il canto, la pulizia in scena, il suo estremo rigore... Era quasi iconoclasta, pochissime cose, però curatissime. E poi quel saper cambiare marcia più volte durante lo spettacolo: tutte caratteristiche che contribuivano alla sua incredibile capacità di tenere il palco. Ma tenerlo veramente, senza preoccuparsi di quanto piaceva al pubblico, obbligandolo invece a seguire il nuovo percorso che gli proponeva. Educandolo a crescere con lui, insomma. (it) |