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Fra le meraviglie del calcio, c'è la forza del risultato. C'è chi vince e c'è chi perde. Ha vinto la Juve. E nel mio piccolo, piccolissimo, ho perso anch'io, dubbioso sul possibile successo finale dei bianconeri. Intuivo che il Milan — poi appesantito in modo decisivo dagli infortuni — avrebbe faticato a bissare il successo dell'anno precedente. E che l'Inter, con giocatori sempre più vecchi e giovani non all'altezza, avrebbe incontrato parecchi problemi, puntualmente sopraggiunti. Per questo, come auspicio di novità, a settembre dissi Napoli, senza immaginare che la squadra di Mazzarri avrebbe conquistato gli ottavi di Champions e la finale di Coppa Italia. Invece ha vinto la Juve. Hanno vinto i suoi milioni di tifosi. Da sei anni aspettavano questo benedetto giorno. Non semplicemente per gioire, come era successo tante altre volte, ma per liberarsi dal dolore di una ferita subita. Un senso di sopruso che la Juve non aveva mai provato nella sua secolare storia, nato all'indomani della cacciata in Serie B. Con questo trionfo si chiude la stagione di Calciopoli, in modo più netto di quanto sia riuscito ad alcune, ambigue sentenze sportive. (it) |