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Io li sapevo, i miei limiti: sapevo dove potevo arrivare, ma sapevo anche i miei difetti, oltre che i miei pregi. Ho sempre guardato tutto quello che facevano gli altri giocatori più vecchi di me, e cercavo di carpire le qualità che avessero per potermi migliorare. La mia forza è sempre stata quella di correggere gli errori che facevo, cercare di non ripeterli. Guardavo gli altri e cercavo di capire: perché io sbaglio e gli altri no? Ero abbastanza intelligente, da questo punto di vista. Ho avuto la fortuna di trovarmi in una società in cui c'erano tanti uomini, prima che calciatori, giocatori che non scendevano in campo per uno stipendio e basta. Era una famiglia, quindi ci si aiutava tutti, per crescere. (it) |