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La traduzione per me è una palpitazione di tipo familiare. Avendo un padre siciliano e una madre bordolese c'è stato sempre un problema di intendimento... L'attraversamento delle strade da un marciapiede all'altro, per cercare di capire qual è la strada, fa parte di una mia personale psicologia... però evidentemente non ce l'ho fatta, continuo ad attraversare ancora credendo che sull'altro marciapiede è sempre meglio. Non c'è stata risoluzione né psicanalitica né fisica. Ho cominciato traducendo Ferdinando Camon: ricordo che non facevo ancora l'insegnante, e quindi dovevo sostenere la possibilità di vivere, per questo mi sono messo a tradurre. Sono arrivato a Gallimard nel 1972 con una specie di concorso: avevano fatto una selezione su 10 traduttori e sono stato scelto. Ho consegnato la traduzione nel 1974 e da lì ho continuato, pur cercando di smettere negli anni Ottanta – ma perseguitato dalle tasse francesi ho firmato molti contratti di traduzione. Come vedi non è una vocazione, è una necessità, a diversi livelli: quelli psico-familiari, altri livelli ecc. Anche più complessi, perché in realtà parlo tre lingue, se consideriamo anche il siciliano. (it) |