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Nella sua gioventù l'orso per vero arreca poco danno al lupo od alla lince, alla scaltra volpe, od al ghiottone che incontra qua e là come competitori. Esso si accontenta di sostanze vegetali, si ciba come un bue di grano tenerello o di erba grassa; mangia le gemme, le frutta, le bacche selvaggie, i funghi, e simili; smove mucchi delle formiche e si diletta delle larve delle medesime, ed anche delle adulte, di cui l'acido soddisfa il suo palato; sa anche, almeno nel sud, aver sentore di un alveare d'api che gli porge un cibo affatto ghiotto e sommamente gradito. E per quanto valorosamente difendano le api il tesoro penosamente ammassato, per quanto moltiplichino le punture, non se ne dà per inteso; il folto pelame gli è saldissima corazza, e soltanto quando l'adirato sciame gli si posa sul naso e trafigge questa sensibilissima parte coi pungenti aculei esso scuote brontolando adiratamente il capo. Imbandisce la mensa in modo diverso quando è vecchio. Qualche mammifero caduto per caso in suo potere gli ha insegnato che il sapore della carne non è da disprezzare, ed è più facile da raggiungere delle bacche della foresta, delle castagne, del miele, che sono di difficile conquista, e da quel punto messer orso si fa carnivoro in tutta la estensione del termine, insidia ogni grosso animale, più di tutto le pecore, ma anche i buoi, i cavalli, e varie altre selvaggine. (it) |