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si svolge la parte più profondamente drammatica della vita del La Marmora! Quest'uomo, che, pochi giorni innanzi era tutto, pochi giorni dopo è peggio che nulla. La sua popolarità è perduta e di questo facilmente si consolerebbe, perché non l'ha mai cercata. Ma se gli amici suoi e non della ventura gli rimangono fedeli, la loro stessa amorevole sollecitudine attesta il vuoto che si è fatto intorno a lui. Il Re lo dimentica, i più miti lo sfuggono, i più tristi lo accusano, e di che? Nient'altro che d'aver pattuita la sconfitta... lui, Alfonso La Marmora, il vecchio soldato di Pastrengo e della Cernaia, il padre dell'esercito italiano, l'onore, la lealtà, la virtù in persona! In questo orrendo contrasto, a cui fu messo l'animo del Generale La Marmora, consiste il vero momento psicologico della sua biografia. Tacere, chiudersi in sé, contentarsi del testimonio della propria coscienza, disprezzare le accuse, gli accusatori e l'indifferenza ingenerosa, che tiene il sacco, aspettare giustizia dal tempo e dalla storia... È presto detto! Ma nella condizione del La Marmora a me pare supremamente umano e giusto, che quell'amarezza infinita, quella universale cospirazione d'ingiustizia e d'ingratitudine trionfino alla fine l'animo suo e lo trascinino a protestare e a difendersi. (it) |