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Forse la menzogna più grande, la malattia più acuta ma occulta del secolo è la deificazione del futuro. Tutto è costantemente rinviato al futuro, contro il piacere del presente, che invece si carica di rabbia. Il giusto e il felice si svolgeranno nel futuro, il presente è abietto. Sembra un allenamento collettivo alla nevrosi. Siamo incitati a rompere, a rivoluzionare, a compiere salti qualitativi, come unico fine gratificante della nostra esistenza, per raggiungere un domani sempre in atto alla svolta della strada e sempre differito; siamo tesi nello spasimo fra due attimi e l'uno non è meritevole di essere e l'altro non sarà, perché essi continuano a inseguirsi, e noi corriamo con loro, affannati, la lingua di fuori sino a quando non si gonfierà e non ci strozzerà. (it) |