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È chiaro che una possibile forma di unità dei cattolici italiani in politica necessita di una condizione preliminare, la reiterata scelta “aconfessionale” dell’azione politica, così come don Luigi Sturzo ebbe il coraggio e la capacità di fare in occasione della fondazione del Partito Popolare. "Aconfessionalità" nel senso di autonomia da possibili ingerenze da parte delle gerarchie di ogni ordine e grado: programma, classe dirigente e obiettivi definiti in autonomia dai laici cattolici. La condizione preliminare è che i laici cattolici italiani dimostrino di essere sufficientemente maturi di assumersi la responsabilità della direzione strategica del loro Paese: famiglia, scuola, impresa, lavoro, concorrenza, corruzione, rapporti internazionali e via dicendo, senza attendersi il sostegno, l'imprimatur e le linee guida dalle gerarchie, le quali sarebbero così finalmente libere dalla necessità di mettere le mani nella melma della politica . Questa fu la condizione che rese possibile la nascita del partito che per primo seppe rappresentare i principi, i valori e gli interessi dei laici cattolici italiani e anche per questa ragione Sturzo dovette scontare ventidue anni di esilio durante il ventennio fascista. Quindi, rispetto al metodo, "aconfessionalità" che significa – sturzianamente – tanto "intransigenza" quanto "discernimento" rispetto ai principi della Dottrina sociale della Chiesa con i quali selezionare la classe dirigente e i punti fondamentali dell’agenda programmatica e, nel contempo, metodo "popolare" nell’articolazione della struttura organizzativa, affinché sia aperta e le sue cariche contendibili mediante un processo competitivo. (it) |